Tre domande a Sara Porro, giornalista e mamma

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Sara Porro

- Giornalista, scrittrice e mamma di Emilia (2 anni e mezzo)

Sara scrive di cibo e viaggi. Usa le parole con intelligenza, ironia e qualche volta in modo tagliente. Mi ha colpita la sua dolcezza, è una persona profonda e che vale la pena conoscere.

Cosa ti diverti di più a fare con tua figlia?

Mi piace starla a guardare mentre gioca, senza che necessariamente giochi “con” me; mettere i piedi a mollo nella vasca d’acqua calda quando fa il bagno e sentirla elencare i nomi di tutti gli animaletti galleggianti, cantare. Tutto questo tenendo presente che Emilia ha due anni e mezzo e le nostre rispettive idee di “divertimento” sono a oggi in buona sostanza incompatibili: aspetto con trepidazione l’avvento dei Lego (mi accontento dei Duplo).

C’è qualcosa che ti manca della vita senza figli?

La risposta breve è no - non davvero. Io e il mio compagno ci impegniamo molto per mantenere degli spazi sia personali, sia di coppia, che non comprendono Emilia: ogni tanto andiamo via per il fine settimana con amici, mentre l’altro resta a casa con la piccola, e altre volte lasciamo Emilia dalla nonna per il fine settimana e partiamo.

Ma sono stata una madre relativamente tardiva - quando è nata Emilia stavo per compiere 35 anni - e ho vissuto molte vite prima di questa, nessuna delle quali così felice, quindi ho un atteggiamento molto pacificato rispetto alle “rinunce” della genitorialità.

Quali sono le cose più importanti per te da tenere a mente del crescere una bambina in questo mondo?

Ah, che domanda difficile. Purtroppo avverto spesso la sensazione di faticare ad allineare i miei comportamenti ai miei valori - rispetto dell’ambiente, solidarietà, amore per gli animali - e credo che non sarà facile incarnare questi principi per lei (partendo dal dato di fatto che si educa solo con l’esempio, ovviamente, e non con le parole).

Cerco sempre di avere grande rispetto di lei e delle sue emozioni, senza minimizzarle; e la tratto con gentilezza sperando che questa diventi la sua modalità per interagire con gli altri. Insisto molto sul “consenso” rispetto al suo corpo, non la trattavo come una bambola nemmeno quando era neonata, le spiegavo cosa stavo per fare ogni volta che cambiavo un pannolino o la sollevavo dal lettino. Oggi le chiedo se posso darle un bacio e lei a volte dice “no” (okay!) e spero con questo di insegnarle che il suo corpo è solo suo.

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