Come incoraggiare i bambini
(ovvero come farli sentire visti, capaci e in gradi di imparare)
I bambini amano ricevere la nostra approvazione. Per loro l'incoraggiamento è vitale.
Ma ci sono tanti modi per incoraggiare i propri figli oltre a dire loro "brava" o "bravo".
Possiamo iniziare quando sono ancora piccoli a insegnare loro ad essere più liberi dal giudizio degli altri e più capaci di stabilire da sé se sono soddisfatti di quello che hanno realizzato.
Questo non significa non lodarli, fatelo liberamente e con gioia. Ma ampliate il vostro vocabolario.
Ecco alcuni suggerimenti:
✔️ Esprimi sentimenti diversi: "Sono molto colpita", "Lo trovo davvero interessante"
✔️ Invitali a riflettere sulla loro soddisfazione: "Sembri molto orgogliosa", "Sei riuscito a farlo come volevi?"
✔️ Limitati a descrivere quello che vedete: "Hai fatto tre salti su un piede solo!" "Ti sei arrampicata su quel ramo alto!"
✔️ Portali a riflettere su quello che li ha aiutati a raggiungere quel risultato: "Hai fatto canestro al primo tiro! Ti sei allenato molto in questo periodo?"
A volte vediamo i bambini imbarcarsi in imprese che ci sembrano impossibili e tendiamo a reprimere i loro slanci o evidenziare la loro impreparazione o inadeguatezza. Può essere che lo si faccia con il desiderio di proteggere i figli, ma l'eccesso di protezione è una delle vie attraverso cui, in modo involontario, possiamo arrivare a minare la loro autostima.
È importante ricordarsi di riconoscere il coraggio, gli sforzi e i progressi perché se premiamo solo i risultati i bambini impareranno che sono apprezzati solo quando "riescono" e nella vita tenderanno ad evitare attività complesse o sfide che comportano una possibilità di insuccesso.
Quando un bambino si sente gratificato, il suo cervello rilascia dopamina, una sostanza che gli consente di associare il comportamento positivo con una sensazione di soddisfazione e benessere.
È importante che il rinforzo positivo sia in sintonia con il comportamento. Se un bambino aiuta e lo si ringrazia, capirà che la collaborazione è un valore importante. Se invece quando fa qualcosa di positivo la gratificazione è materiale, il bambino capirà che possedere delle cose è davvero importante e questa sarà la motivazione che lo spingerà avanti nella vita.
Ovviamente questo non ci deve impedire di fare regali ai bambini come ricompensa per un determinato comportamento. C’è una componente di gioia anche nel gratificare materialmente i figli. Ma occorre essere consapevoli della differenza e prediligere formule che insegnino ai bambini a fare le cose perché questo li fa stare bene. I bambini sono naturalmente portati a trovare la motivazione dentro di sé. Un utilizzo eccessivo delle ricompense rischia di minare questa predisposizione.
Una causa molto comune di litigi tra i bambini è la prevaricazione di uno sugli altri. C’è qualcuno che vuole decidere cosa fare, qualcuno che segue, qualcuno che si oppone, qualcuno che si offende, qualcuno che piange, qualcuno che minaccia… È una palestra emotiva che mette i bambini piccoli davanti ai loro limiti: non sono onnipotenti, il mondo non è lì solo per prendersi cura di loro e realizzare i loro desideri! Frustrazione, tristezza e confusione sono tutte emozioni sane da provare in piccole dosi e con il giusto supporto. Litigare fornisce l’opportunità di imparare a confrontarsi, ad articolare i propri bisogni, ad ascoltare altri punti di vista e a trovare compromessi, ma sono tutte abilità che richiedono tempo.
I genitori spesso intervengono in questo processo giudicando, attribuendo torto o ragione e anteponendo la propria rabbia alle emozioni dei bambini. Rabbia che nasce dal timore che i figli siano (e saranno per sempre) prepotenti. Se invece riusciamo a vedere la fatica che si fa a imparare a navigare tutte le relazioni nuove possiamo empatizzare con loro, sostenerli, incoraggiarli e dare a nostra volta un esempio di relazione positivo, rispettoso e affettuoso.
Si tratta sempre, prima di tutto, di cambiare il proprio punto di vista. Passare da: “Mio figlio è prepotente, non avrà mai degli amici” a “Mio figlio ha le idee chiare, deve imparare ad ascoltare chi la pensa diversamente da lui”.