Perché non vuole fare i compiti?

Compiti a Casa: Riflessioni e Consigli dai Genitori

Ho recentemente chiesto nelle mie storie di Instagram di cosa desiderate che parli, e uno degli argomenti più richiesti è stato quello dei compiti a casa. Ho ricevuto numerose domande e testimonianze, che desidero condividere con voi per riflettere insieme su questo tema.

Perché i Bambini Non Vogliono Fare i Compiti?

Una delle domande più comuni è stata: "Perché mio figlio non vuole fare i compiti?". Ecco alcune risposte che ho raccolto da altre mamme:

  • "Non sono interessati. Li trovano inutili." - Maria

  • "Per loro fare i compiti è uno spreco di tempo e fatica." - Laura

  • "Perché fa fatica." - Ilenia

  • "La grande è continuamente distratta dalla sorellina piccola, è difficile isolarsi e concentrarsi." - Dalila

  • "Vorrebbe fare altro, è troppo stanco." - Laura

  • "Tolgono tempo al gioco, alle coccole, agli amici." - Erika

Quindi, i motivi per cui i bambini non vogliono fare i compiti sono vari: fatica, stanchezza, noia, desiderio di fare altro, o addirittura frustrazione.

La Frustrazione nei Compiti

A volte i bambini si sentono frustrati quando i compiti non riescono subito come vorrebbero:

  • "Se non riesce subito, va nel pallone e non accetta di riprovare." - Chiara

  • "Cancella e corregge anche quando è giusto, perché non è mai perfetto." - Stefania

Cosa Preferirebbero Fare i Bambini?

Ho chiesto ai genitori cosa preferirebbero fare i loro figli invece di fare i compiti. Ecco alcune risposte:

  • "Giocare a Lego, disegnare, giocare a giochi da tavolo, stare all'aria aperta."

  • "Andare in bici e guardare la TV."

  • "Giocare con gli amici."

  • "Giocare e avere tempo libero come i fratelli più piccoli."

Non sorprende che i bambini preferiscano giocare e divertirsi piuttosto che fare compiti difficili e noiosi. Noi adulti, però, sappiamo che il dovere è importante e vorremmo che i nostri figli sviluppassero un senso di responsabilità (e un po' di buonsenso perché a volte a farli ci si metterebbe molto meno che a lamentarsi!). Tuttavia, è fondamentale ricordare che i bambini hanno una percezione diversa del mondo rispetto a noi e ciò che per noi può sembrare uno sforzo minimo, per loro può sembrare insormontabile.

Come Rendere i Compiti Meno Faticosi?

Secondo Daniela Lucangeli, la chiave per rendere i compiti meno faticosi è associarli a emozioni positive. Questo approccio può sembrare semplice, ma guarda queste testimonianze:

  • "Fa tutto tranne che concentrarsi e io perdo la pazienza." - Daniela

  • "Mi innervosisco perché non vedo nella bambina la voglia di impegnarsi." - Manuela

  • "Continua a fare errori di proposito, ci fa innervosire tanto." - Valentina

La fatica dei bambini diventa la nostra fatica e si creano circoli viziosi di malumore e insofferenza che fanno sì che ai compiti si associno emozioni fortemente negative. No, non è colpa dei genitori. I bambini avrebbero bisogno di forme di:

  • forme di apprendimento più esperienziali e meno nozionistiche

  • essere parte attiva di ciò che imparano e non solo di ricevere passivamente

  • capire in che modo quello che imparano gli è utile e poterlo appliare ai propri ambiti di interesse

  • affrontare sfide di livello ottimale per loro

  • sentirsi capaci e utili

  • familiarizzare con l'errore senza sentirsi costantemente giudicati

  • più tempo libero

  • più attività open-ended che permettano di applicare la propria creatività

Consigli su Come Gestire i Compiti

Ho coinvolto anche Veronica Togni, supervisore educativo e autrice di "Educare la mente educando il cuore. Le emozioni positive per un buon apprendimento e una crescita serena", per rispondere ad alcune delle vostre domande.

Come aiutarlo nei compiti senza farlo innervosire e ottenere l'effetto opposto?

Elisa Pella:
Cosa lo fa innervosire?
Il fatto che lo correggi? Che lo incalzi? Che lo guardi?
È quello che fai? È come gli parli?
È solo che si sente frustrato e ha bisogno di un capro espiatorio?
Prova a capire meglio, forse ti sarà più facile poi scegliere in che direzione lavorare.

Se un bambino non vuole fare i compiti, meglio intervenire o farlo andare senza?

Veronica Togni: Quando un bambino non vuole fare i compiti, è importante trovare un equilibrio tra intervenire e permettergli di sperimentare le conseguenze delle sue scelte. Dipende anche dall’età del bambino. Nelle prime sezioni è bene che il genitore sia di supporto al bambino che deve ancora prendere le misure con la nuova realtà scolastica.
Alcuni suggerimenti su come gestire la situazione possono essere:

  1. Cercare di capire perché il bambino non vuole fare i compiti. Potrebbe essere per stanchezza, difficoltà con il materiale, mancanza di motivazione o problemi di organizzazione

  2. ⁠Stabilire una routine: la ripetitività quotidiana per i compiti può aiutare a creare un ambiente strutturato e prevedibile

  3. ⁠Permettete al bambino di avere un certo grado di autonomia nel decidere come gestire i suoi compiti. Questo può aumentare la sua motivazione. Può ad esempio decidere con quale materia cominciare.

  4. ⁠Offrire supporto se il bambino ha difficoltà ma evitare di fare i compiti al suo posto. È importante che impari a risolvere i problemi in autonomia

  5. ⁠Se il problema persiste, può essere utile parlare con gli insegnanti per capire se ci sono strategie specifiche che possono essere utilizzate o se ci sono problemi di fondo che necessitano di attenzione

  6. ⁠*Conseguenze naturali*: se il bambino sceglie di non fare i compiti, lasciarlo sperimentare le conseguenze naturali di questa scelta può essere un potente insegnamento sul valore della responsabilità e dell'impegno.

L'obiettivo è aiutare il bambino a sviluppare abitudini di studio positive e un senso di responsabilità PERSONALE, mosso da dentro, verso il suo lavoro scolastico.

Come mantenere l'equilibrio tra dare aiuto e stimolare l'indipendenza?

Elisa Pella: Il nostro obiettivo come genitori è rendere autonomi i nostri figli. Il modo in cui li aiutiamo a raggiungere la loro indipendenza è supportandoli a ogni nuovo passo finché sono in grado di fare da soli. Dai l'aiuto minimo che necessario. Può essere utile confrontarsi con gli insegnanti e verificare se i compiti sono pensati per essere svolti in autonomia (di solito è così ma so che in alcune scuole invece l'apprendimento continua a casa e gli insegnanti si aspettano che i genitori intervengano).

Come si fa rendere il momento dei compiti più interessante o divertente?

Veronica Togni: Ecco alcune idee:

  • Mescolare le attività per mantenere alta l’attenzione. Per lo stesso motivo è possibile inserire brevi pause ogni 20’ per fare qualcosa di movimentato (capriola sul letto, saltare, ballare e così via)

  • Collegare gli esercizi agli interessi personali dei bambini

  • Usare materiali accattivanti e colorati per spiegare in modo concreto le cose (es. uso di biglie per la matematica, stecca di cioccolato per spiegare le frazioni all’ora di merenda⁠ e così via..)

  • ⁠⁠Caccia al tesoro di fine capitolo di studio, con domandine riguardo l’argomento

Come farle capire che va bene anche se non è perfetto?

Elisa Pella: Spesso i bambini hanno un’idea di come vorrebbero fare le cose ma non le capacità per realizzarle e trovano la differenza tra intenzione e risultato estremamente frustrante. Stanno imparando sia ad affinare le proprie tecniche che a stabilire per sé aspettative più realistiche. Sono processi complessi e sfaccettati, sappi però che quando tu dici “va bene anche così”, tu hai ragione e hai le migliori intenzioni, ma lei pensa: perché non capisce che non è vero?

Come capire se c'è una neurodivergenza?

Veronica Togni: Per capire se un bambino che fa fatica con i compiti possa avere una neurodivergenza richiede un'osservazione attenta e una valutazione approfondita.
Notate i comportamenti del bambino mentre svolge i compiti. Cercate di capire se ci sono difficoltà specifiche (es. nella lettura, scrittura, concentrazione, memoria) o se il problema è più generale.
Chiedere anche aiuto agli insegnanti per avere un quadro completo delle prestazioni scolastiche del bambino e confronta i loro feedback con le tue osservazioni a casa.
Se le difficoltà poi sono persistenti allora si può valutare la possibilità di fare una valutaIone con specialisti come psicologi, neuropsichiatri infantili o logopedisti. Questi professionisti possono somministrare test standardizzati per identificare eventuali disturbi dell'apprendimento o altre neurodivergenze.

Se ti interessa approfondire il tema di come capire se alcuni comportamenti di tuo figlio o figlia segnalano disturbo o divergenze, leggi questo articolo.
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