L’istinto di controllare e dirigere i figli anche oltre la ragionevolezza

Qui ci vuole un'ammissione: la donna della vignetta sono io! Io, che ogni volta che posso, anche nei luoghi più belli del mondo, anzi forse soprattutto nei luoghi più belli, non vedo l’ora di aprire un libro e mettermi a leggere. Guai a chi dovesse provare a impedirmelo.

Eppure, sempre io, un giorno ho avuto la tentazione di dire a mia figlia che stava portando in spiaggia la sua radiolina per le storie: “Lasciala in macchina dai che puoi continuare ad ascoltarla al ritorno, in spiaggia è meglio se giochi!”

È una frase sotto tanti punti di vista, sensata ma mi sono trattenuta dal dirla proprio perché io tenevo in mano il mio libro ed esempio e richiesta non sarebbero stati coerenti.

Poi però quella stessa frase l’ho sentita uscire dalla bocca di mio marito, e ovviamente nostra figlia ha protestato -a ragione- che voleva finire di ascoltare la storia.

Il fatto che entrambi abbiamo voluto dirle la stessa cosa mi ha fatto riflettere su quanto spesso cediamo alla tentazione di dire ai bambini cosa devono fare, come devono divertirsi e che emozioni devono provare. In generale, siamo così abituati a “controllarli” che lo facciamo al di là della necessità di guidarli affinché possano crescere sicuri in questo mondo. In modo assolutamente privo di cattive intenzioni arriviamo a prevaricarli e imporre la nostra visione o la nostra idea di “piacere”. E in tutto questo dire e indicare ci dimentichiamo di guardare e ascoltare.


Illustrazioni: Stella Santin per Il Genitore Consapevole
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I bambini ci guardano. Non solo i nostri.

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Le parole sono importanti (soprattutto con i bambini)