“Ho bisogno di non essere toccata”

Il 16 dicembre la giornalista Nina Gigante ha pubblicato questo bellissimo post su instagram in cui evoca il potere benefico dell’abbraccio e invita ad abbracciarsi consapevolmente ogni sera, anche e forse soprattutto dopo la nascita dei figli. Ho condiviso la sua riflessione aggiungendo un altro punto di vista, perché amo la complessità: le cose non sono quasi mai semplici e uguali per tutti.

A volte, per le mamme soprattutto, il contatto fisico con i bambini è talmente tanto da sembrare sufficiente e questo ci induce a trascurare altre forme di prossimità. A volte può addirittura sembrare troppo, e tutto quello che sentiamo di volere alla fine della giornata è di non avere nessuno addosso. È vero che adulto-adulto e adulto-bambino sono forme di contatto molto diverse, ma il corpo può sentirsi sopraffatto e chiederci ti tenere della distanza da chi non ha strettamente bisogno di noi.

Dopo aver pubblicato questa riflessione ho ricevuto decine di risposte di mamme che si sono riconosciute nelle mie parole. Eccone alcune:

“Quanto è vero, non ci avevo pensato. A volte il contatto con (nome partner) lo evito e non ne capivo il motivo, dato che lo amo. Ho continuamente i bambini addosso, che mi stringono, mi tirano, mi sporcano…”

“Queste parole sono proprio il mio sentire. Soprattutto la sera. Tutti vogliono avere un contatto con il mio corpo e io non ne sono sempre entusiasta.”

“Ho sempre almeno un bambino addosso e se mi siedo arriva anche l’altro. Loro amano il contatto con me, io arrivo a sera che vorrei essere un cactus!”

“Grazie, mi sento capita, mi sento normale.”

“Che bello sapere che qualcun altro prova queste cose. A volte ti senti un’aliena e anche un po’ sbagliata…”

Ho deciso di approfondire l’argomento. In inglese questo “fenomeno” ha un nome, si chiama “being touched out”, che con una traduzione non letterale significa “sentire di aver esaurito la disponibilità a lasciarsi toccare”.

“Being touched out is when a parent is constantly physically touched or needed by their children, significant other, and even the family dog for physical comfort throughout the day and becomes irritable as a result of missing out on their bodily autonomy.” Scrive Mandy Waysman in questo articolo su parents.com. (Traduzione: Questa situazione si verifica quando a una persona è costantemente richiesta una qualche forma di contatto fisico da parte dei bambini, del partner o magari anche dal cane di famiglia per ricevere conforto. Come conseguenza, la persona diventa irritabile perché le manca autonomia rispetto al proprio corpo.) “Some parents may even feel that they don't want to hug, kiss, or be intimate in any way with their partner after a full day of being clung to by their kids. They physically cringe at the idea of being touched even one more time during the day.” (Alcuni genitori potrebbero rifiutare al partner baci, abbracci o qualsiasi forma di intimià fisica dopo una giornata intera passata a contatto con i figli. Trasaliscono alla sola idea di essere toccat* ancora una volta.)

“Un’amica mi ha chiamata qualche settimana fa e mi ha raccontato di aver provato una specie di panico davanti al desiderio del marito di abbracciarla. Lo ha fatto ugualmente, pensando che fosse la cosa giusta da fare, ma sentendosi profondamente a disagio e senza comprenderne il perché. Le ho chiesto quanto tempo avesse passato per conto suo durante la giornata, senza essere toccata da qualcuno, e non è stata in grado di ricordare più di 30 minuti passati senza avere qualcuno da allattare, coccolare o tenere in braccio.” Questo è il racconto della psicologa Jessica Combs pubblicato su psychologytoday.com.

L’articolo inizia così: “Una delle cose che non ci vengono dette di quando diventiamo madri è che il nostro corpo non ci appartiene più. Dal momento in cui restiamo incinta i dottori iniziano a concentrarsi sulla salute del feto, la nostra salute è importante solo nella misura in cui influisce su quella del bebè.” La responsabilità di fornire cura, contatto e conforto è grande perché i bambini ne hanno davvero bisogno, ma altrettanto sano è il bisogno una donna di sentire di poter avere un po’ di spazio e autonomia fisica. “Una cosa peculiare della maternità è che ci sentiamo quasi sempre in colpa per reazioni del tutto normali a esperienze faticose” scrive la Combs in una frase che bisognerebbe incorniciare.

Alla fine, sapere che altre donne condividono la nostra stessa esperienza e il nostro sentire non serve a “risolverlo”, ma a sentirci meno sole e sbagliate.

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Non sono i bambini a essere difficili