Genitori e nipoti: un equilibrio delicato ma possibile

Illustrazione di Claudia Bessi

Sul numero di giugno del magazine di Family Nation c’è un mio articolo sulle dinamiche che spesso complicano il rapporto con i nonni, tematica che spesso incontro sia nelle conversazioni sui social che durante i percorsi con i genitori.

Le parole chiave per me sono consapevolezza, dialogo e chiarezza.

I genitori oggi sentono di essere davanti a una sfida impegnativa: quella di trovare un nuovo modo di crescere i figli, un modo che sia rispettoso senza essere eccessivamente permissivo, nel quale l'adulto è una figura guida sicura e autorevole che sa accompagnare il bambino nella crescita, supportarne lo sviluppo emotivo e sostenere le sue passioni senza però rinunciare alle proprie ambizioni lavorative o al proprio tempo libero. In questo atto di quilibrismo estremo, che richiede umiltà, coraggio e determinazione, i nuovi genitori vorrebbero essere sostenuti e invece spesso si sentono criticati - in modo più o meno asplicito - dai propri genitori e suoceri.

Ecco l’inizio dell’articolo:

La maggior parte di noi ripensa ai propri nonnni con affetto e un po' di nostalgia, serbando il ricordo di una relazione fatta di tanto amore e qualche vizio, sintonia e libertà.

Quando ci troviamo a esaminare il rapporto che i nostri figli hanno con i loro nonni riusciamo a ritrovare alcune di queste caratteristiche: la pazienza dei nonni, le loro coccole, l'assenza di fretta e una certa indulgenza che fanno sì che i bambini apprezzino la loro compagnia. Le cose si complicano quando prendiamo in esame il rapporto che noi abbiamo con i nostri genitori da quando siamo diventati genitori e nostra volta.

È in atto un grande cambiamento culturale nel modo in cui vengono cresciuti i figli. A questo cambiamento contribuiscono numerosi fattori diversi: dalla maggiore tutela che la società garantisce all'infanzia alla maggior presenza delle donne nel mondo del lavoro; dalle recenti scoperte in fatto di neuroscienze infantili alla maggiore distanza fisica che spesso c'è tra i genitori e le loro famiglie di origine. Il risultato è che questa distanza diventa frequentemente anche una distanza di vedute e approcci in cui la “nuova” generazione sperimenta una modalità educativa diversa, di cui non ha avuto esempio che quindi richiede grande impegno e fatica, mentre la “vecchia” generazione non capisce cosa ci fosse di sbagliato nel proprio approccio, tende a difendersi perché si sente giudicata e anziché sostenere sminuisce gli sforzi dei figli nel loro ruolo di genitori.

Leggi l’articolo completo all’interno del magazine

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Mio figlio vuole sempre l’ultima parola!