Come posso aiutare mio figlio a imparare?

Apprendimento ed emozioni: ecco cosa sappiamo

C'è uno stretto legame tra apprendimento ed emozioni. Quando i bambini imparano, immagazzinano nella loro memoria non solo le informazioni su cui stanno lavorando, ma anche le emozioni che provano in quel momento. Questo processo è stato oggetto di studio da parte della professoressa Daniela Lucangeli e dei suoi colleghi presso l'Università di Padova. La teoria della warm cognition (letteralmente tradotto “cognizione calda”) afferma che lo stato emotivo di una persona influenza i suoi pensieri (così come la sua capacità di comprensione ed elaborazione). Per contro, la cognizione fredda sostiene l'indipendenza dei processi cognitivi dal coinvolgimento emotivo.

  • Hai mai provato a consolare una persona in preda ad un grande dolore o una grande paura? Se ti è capitato, immagino che tu abbia offerto presenza, conforto fisico e calore. Solo in un secondo momento, eventualmente, avrai provato a dire qualcosa che fosse di aiuto a livello razionale. Questo perché intuitivamente comprendi che una persona in uno stato di alterazione emotiva non è in grado di ascoltare o ragionare, ha prima bisogno di calmarsi affinché il suo cervello torni a lavorare in maniera integrata.

  • Nel tuo percorso di studi ricordi esperienze con insegnanti particolarmente sgradevoli? O lezioni estremamente noiose? O materie difficili e di scarso interesse per te per cui ogni volta studiarle era un mal di pancia? Che sensazione ti provoca evocare questi ricordi?

In genere, se un bambino o un ragazzo prova paura, stress o senso di inferiorità mentre impara, il suo sistema nervoso si attiverà per cercare di proteggerlo dal ripetersi di tali situazioni in futuro. Quello che vedremo da fuori potrà sembrare una specie di blocco, ostinazione o rifiuto totale. Tra l'altro, se un'informazione è stata appresa con paura o vergogna, è probabile che al richiamare quell'informazione alla mente si riattivi anche quell'emozione.

Cosa fare in famiglia?

L'insegnante deve essere un mediatore di benessere nell'apprendimento di cose complesse, capace di far sì che l'allievo memorizzi -insieme all'argomento- piacere, gioia e allegria.”
Daniela Lucangeli, A mente accesa: crescere e far crescere

Questa immagine del “mediatore di benessere” è bellissima e vorrei prenderla in prestito in ambito genitoriale. Da qui parte la mia riflessione successiva: in che modo noi genitori possiamo creare questa associazione positiva nelle menti dei nostri bambini? Come possiamo evitare di interferire con il loro innato desiderio di imparare e comprendere?

  • osservare e ascoltare: non c'è niente che i bambini impareranno con maggiore facilità ed entusiasmo di quello che gli interessa

  • sostenere e incoraggiare i loro interessi: mostrare curiosità, fare domande e notare i loro progressi

  • curare l'ambiente domestico affinché rispecchi gli interessi dei bambini, sia esteticamente bello (anche questo contribuisce alla creazione di emozioni positive!) e cognitivamente stimolante (con libri, materiali e giochi che invitino alla sperimentazione e all'approfondimento)

  • avere molto rispetto dei tentativi dei nostri bambini quando si lanciano in cose nuove: evitare a tutti i costi di sminuirli o ridicolizzarli

  • avere cura di presentare ai bambini sfide alla loro portata (un compito chiaramente al di sopra delle proprie possibilità viene percepito come una minaccia non come una sfida)

  • notare i progressi e gli sforzi dei nostri bambini anche quando non portano a un risultato concreto

  • esserci: con i nostri sguardi, i nostri sorrisi, la nostra fiducia e nostri abbracci

  • creare un clima familiare in cui gli errori sono non solo tollerati ma accolti come occasione di crescita

  • imparare a riconoscere l'errore come un segnale che ci dice dove i bambini stanno facendo fatica

  • evitare di far notare subito gli errori e dare invece tempo e modo ai bambini di riconoscere da sé e correggere i propri sbagli

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