Cambiare il punto di vista per reagire in modo più empatico

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Il modo in cui LEGGIAMO una situazione influenza il modo in cui ci SENTIAMO in quella situazione e quindi determina il modo in cui REAGIAMO a quella situazione.

Se ti è capitato di provare strategie lette o sentite da qualche parte per dominare la rabbia o cambiare il tuo comportamento solo per ritrovarti poi al punto di partenza, questo è perché quando parliamo di cambiamento non possiamo partire dalla fine. L'azione è importante, ma è l'ultimo passaggio. Lavorare solo sulle azioni può portare un cambiamento temporaneo, ma difficilmente porterà in maniera stabile ad un maggiore benessere. Per stare meglio e interiorizzare il cambiamento dobbiamo partire dai nostri pensieri e sentimenti.

La terapia cognitiva ci insegna il potere dei pensieri positivi nel cambiare il mindset, ovvero la modalità di pensare e le convinzioni di un persona. Proviamo ad applicare questo principio al rapporto tra genitori e figli.

Ti propongo un esercizio:

Oggi e per i prossimi 7 giorni scrivi ogni sera su un foglio, un quaderno o la tua agenda, un pensiero empatico che vuoi rivolgere a tua figlia, a tuo figlio o ai tuoi figli. Durante la giornata successiva, ripeti più volte questo pernsiero nella tua testa.

Se fai fatica a formulare un pensiero empatico, eccoti un piccolo aiuto:

1- pensa a qualcosa che a volte ti fa innervosire o arrabbiare di tuo figl@, qualcosa che ti fa perdere la pazienza
Per esempio: Ogni volta che usciamo mi fa perdere un sacco di tempo perché si ferma venti volte al metro.

2- adesso prova a vedere questa situazione dal suo punto di vista
Per esempio: Si ferma spesso perché è piccola e naturalmente curiosa.

3 - infine pensa a questa cosa con affetto e trasformala nel tuo pensiero empatico, che può essere formulato in modi diversi.
Per esempio così: Capisco che quando usciamo di fermi spesso perché è piccola e naturalmente curiosa.
O così: È bello che sia curiosa e interessata a scoprire il mondo.
O ancora così: La sua curiosità e la mia fretta sono spesso incompatibili. Voglio darle la possibilità di esplorare il mondo.

Ho proposto questo esercizio su instagram ricevendo dai genitori risposte bellissime. Ne riporto qualcuna qui perché penso possano essere di ispirazione per altri.

“Che tenerezza mi fa quando vuole a tutti i costi riuscire a fare da sola.”
“Provo grande tenerezza per mia figlia che fa piccole scenate di rabbia perché è gelosa del fratellino.”
“Fare lunghi viaggi in macchina è stancante e stressante per me, figuriamoci per te!”
“Ammiro la pazienza che ha nell’aspettarmi quando accudisco la sorellina di pochi mesi.”
“Sembra tanto grande accento alla sorellina ma ha solo sette anni!”
“Capisco che quando piangi non sono capricci ma frustrazione perché non riesci a gestire quello che senti.”
“Dovrei avere più pazienza di fronte alla tua testa dura, che poi è uguale alla mia.”
“Capisco che voglia entrare in tutti i negozi, sono fatti apposta per attirare la loro attenzione.”
“Vorresti che i rituali pre-nanna fossero infiniti perché sono il tempo che passi con me.”
“Capisco la tua timidezza. Anzi, se chiudo gli occhi forse ricordo anche la mia da piccola.”
“Anche io come lui avevo paura del buio. Sono grata di essere la sua luce.”
“Capisco che se non ti spiego le cose ti senti perso e ti arrabbi.”
“A volte le cose nuove spaventano. È normale sentirsi insicuri e non sempre entusiasti.”

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