Tre domande a Barbara Tutino Parker, architetto e mamma

WhatsApp Image 2021-01-28 at 13.16.43.jpeg

Barbara Tutino Parker - Architetto e mamma di Ulisse (3 anni) e Arturo (8mesi)

Barbara abita a New York, dove fa l'architetto e cresce due figli insieme al marito Ed.

Ci siamo conosciute da lontano, ci siamo incontrate durante un paio di miei viaggi e abbiamo subito capito che se le circostanze fossero state diverse ci saremmo frequentate molto. Ma per fortuna si può essere amiche anche a distanza.

Sappiamo che purtroppo mamme e senso di colpa spesso vanno a braccetto: qual è stata l’occasione che ti ha fatta sentire più a disagio in questo senso?

Quando è nato Ulisse, mi sono colpevolizzata molto per l’ipoglicemia che lo ha costretto in terapia intensiva neonatale per cinque giorni. Nonostante non avessi il diabete gestazionale mi sono colpevolizzata per l’indulgenza di fine gravidanza, soprattutto in materia di dolci!

Quando è nato Arturo, mi sono colpevolizzata per aver scelto di fare l’epidurale poco prima di partorire.

Per entrambi ho subìto il senso di colpa da allattamento faticoso, i miei bimbi non sono particolarmente voraci e il mio seno non ha mai prodotto grandi quantità. E per entrambi ho subìto il senso di colpa da ansie/depressione post-partum.

Come si superano i sensi di colpa? Trovando alleati, quelli che chiamo i nostri fan. Nel mio caso furono prima di tutto la mia ginecologa, il mio anestesista, e la mia terapeuta. E poi alcune, care amiche, like minded.

Cosa ti aiuta a trovare una sorta di equilibrio tra il lavoro e la famiglia?

Il mio trucco è non cercare di strafare ogni giorno. Da architetto, nottate e orari impossibili sono stati la norma fin dai tempi dell’università. Anche una giornata lavorativa di otto ore può essere insufficiente a sentirsi veramente produttivi ed efficaci. Quello che faccio è “dedicare” alcune giornate al lavoro, svegliandomi molto presto o lavorando dopo che i bimbi vanno a dormire fino a notte tarda, per portarmi avanti con le cose da fare e ritrovare quel ritmo un po’ andrenalinico e stoico della me pre-figli che ancora mi stimola.

L’esperienza del Covid è stata rivelatrice nella gestione del tempo per i bimbi, e nel realizzare che i loro ritmi sono più lenti, le loro giornate più brevi e che è il lavoro che deve adeguarsi e non il contrario. Adesso facciamo tutto molto prima, si ritagliano tempi di gioco e di qualità che prima si passavano sulla metro, e si va a dormire quando il loro corpo lo richiede. E ci si da il cambio! Anche mio marito è architetto quindi sa cosa vuol dire avere una deadline, il lavoro di squadra è fondamentale nella ricerca di equilibrio tra ambizioni e necessità di ogni membro della famiglia.

C’è qualcosa che non vedi l’ora di fare con i tuoi figli quando saranno più grandi?

Viaggiare di nuovo e di più. In particolare viaggi fatti di trekking, di back-country e campeggio. Sogno di portarli a Yosemite e sulle Dolomiti. Adesso la capacità di resistenza fisica di Ulisse è abbastanza limitata e pesa troppo per poterlo portare in spalla, quando lui sarà in grado di affrontare escursioni più faticose (6/7 anni?) Arturo avrà l’età di Ulisse adesso (3 anni e mezzo) e faticherà lui. Insomma dobbiamo aspettare un po’! Ma confidiamo che facendoli abituare all’esperienza da piccoli e a piccoli passi diventeranno appassionati di camminate come noi e che grandi avventure ci aspettano.

Indietro
Indietro

Tutto quello che la maternità mi ha dato, tolto e insegnato

Avanti
Avanti

Il grande valore delle ostetriche