Almana di Elena Stevanato: giochi in legno
Ciao Elena, partiamo da te. Prima di stabilirti in Val Trompia hai vissuto molto all’estero, ci racconti questo percorso?
Sono stata diversi anni negli Stati Uniti, a Chicago, da dove partivo spesso per la Cina. Avevo un lavoro appagante ma ero molto sola e stressata. Ho appreso tanto in quel periodo, sia dal lavoro che dalla solitudine. Ma all’apice della mia carriera ho deciso di licenziarmi e tornare a studiare.
Sono andata a Versailles e sono rimasta in Francia due anni, il tempo di capire che non faceva per me. Sono rientrata in Italia senza avere nulla che mi aspettasse, se non due stanze in un fienile che i miei avevano ristrutturato e che pensavo sarebbero state un appoggio temporaneo. Invece poi ho avuto un'opportunità lavorativa, ho aperto il mio studio e...ho conosciuto Claudio in una passeggiata in montagna! Non sono più partita. Questo è il mio posto adesso.
Quando e come è nata l’idea di creare Almana?
Ho iniziato a produrre giocattoli in legno nel 2017 quando Elia era ancora piccolo. Sono cresciuta con l’amore per le cose belle e naturali, ma quando i miei figli erano piccoli mi sono dovuta confrontare con una cultura molto diversa: giocattoli in plastica, suoni e colori artificiali. Non mi ritrovavo assolutamente nella maggior parte delle opzioni in commercio e mi sono detta, “glieli faccio io i giochi!”
Ho iniziato scolpendo la mucca e il cane, poi sono arrivati gli altri pezzi.
Almana ha preso vita come progetto strutturato nel 2019, dopo che mi sono fatta un’ampia cultura sui giocattoli e mi sono chiarita ulteriormente quello che non volevo: giochi eccessivamente strutturati, plastica, giochi strettamente legati al genere e batterie.
Creavo i prototipi e li facevo sperimentare ai miei bambini, che giocandoci mi hanno dato tanti suggerimenti utili. Almana è anche loro. A fine 2020 è diventata una srls.
Hai il tuo studio, la famiglia...dove hai trovato la motivazione e la forza per creare anche Almana?
Come architetto paesaggista faccio tanta progettazione e tante gare, è un lavoro molto ambizioso e con un basso tasso di realizzazione. Più vado avanti più mi rendo conto di avere bisogno di concretezza e positività, voglio essere coinvolta in cose che hanno senso e che migliorano la vita delle persone. Essere mamma mi ha messo il desiderio di trasmettere questi valori e Almana ha questo significato per me.
Indubbiamente però, avere due attività ha creato complessità nella nostra vita.
Come vengono realizzati i prodotti?
Le parti che richiedono lavorazione meccanica vengono realizzate in una falegnameria in una valle accanto alla nostra. Il resto lo faccio io a mano. Tutto. Le “bigine” stanno tanto con me, le lavoro una a una e quando partono sono emozionata. Non sarà sostenibile andare avanti sempre così ma non voglio rinunciare a questa parte.
Quali sono i princìpi che ti guidano, nel lavoro e nella gestione della vita familiare?
Amore e passione, senza cui non esisterebbero le mie attività.
E poi la dedizione. Mi dedico costantemente e con fatica alle cose. È quello che fa la differenza.
Chi altro c’è, oltre te, dietro Almana?
Oggi io sono il 90% dell’attività.
Poi ci sono Alessia, che si occupa del marketing e Luca, che mi sta aiutando a strutturare la produzione.
E Claudio, mio marito, che mi supporta e sopporta sempre, che è fonte di continui momenti di confronto e interviene quando io non ce la faccio più, capita raramente ma capita.
Di che cosa sei particolarmente fiera in questo momento della tua vita?
Di non avere paura dei cambiamenti. Di saper abbracciare il cambiamento, che nella vita c’è sempre.
Sono sempre stata coraggiosa. Ai miei bambini dico “È normale avere paura. Avere paura vuol dire avere coraggio.” Lo credo davvero. Hai il coraggio di spingerti all’esterno della tua zona di comfort, e quello fa paura. Hai paura perché sei coraggioso.
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Foto di Giuli&Giordi