A lezione da un cane
Una storia personale
Quando ero piccola volevo un cane. I miei erano tendenzialmente contrari per via del tipo di vita che facevamo, ma decisero di far fare a me e mia sorella l'esperienza di avere un cane affinché avessimo gli strumenti per capire l'entità dell'impegno che ciò comportava.
Dei vicini di casa sul Lago Maggiore avevano avuto una cucciolata di terranova. Avevano tanto spazio e avrebbero tenuto i cuccioli ma ce ne prestarono uno affinché potessimo decidere se tenerlo o farlo tornare con loro. Ricordo questo adorabile batuffolino nero che si trasformò in una specie di incubo. Fedeli alla loro parola, i miei lasciarono che ce ne occupassimo totalmente io e mia sorella. Stella ci svegliava la notte e dovevamo portarla fuori. Era dicembre, faceva, freddo, c'era la neve.
E poi essendo una cucciola voleva giocare e giustamente giocava da cane: con la bocca. Un pomeriggio mentre stavamo correndo in giardino afferrò con i denti la mia felpa preferita, che stavo indossando in quel momento, e si mise tirare. Io mi allarmai subito, le urlai di mollare, lei si eccitò ancora di più, io le diedi una o due pacche sul sedere, lei si agitò e la felpa si strappò. Avevo le lacrime agli occhi e non sapevo come fare per farle mollare la presa. Alla fine mi sedetti, iniziai ad accarezzarla e a parlare con gentilezza. Lei aprì immediatamente la bocca, la sua lingua penzolava felice e la sua coda si agitava mentre lei si prendeva le mie coccole.
Finimmo per restituire il cane ai suoi padroni, ma quella cucciola mi insegnò una lezione fondamentale: che la chiave per essere ascoltati è entrare in relazione, non urlare. Oggi credo di poter dire che quello fu il mio primo approccio alla disciplina positiva.
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