Tre domande a Niccolò Vecchia
Qual è stata la sorpresa più grande nel diventare papà?
Molte cose mi hanno stupito, ma le sorprese più grandi sono arrivate nella costruzione di una relazione quotidiana con lei: anche se piccola, hai di fronte una persona. Che può coglierti impreparato e illuminarti con un sorriso, uno sguardo, che sa dirti molte più cose di quelle che pensavi fosse in grado di comunicarti. E al tempo stesso è una persona che a sua volta ti osserva, che a volte non capisce le tue reazioni, che ha bisogno, come tutti, di comprenderti. E questo ti mette di fronte alle cose che ogni tanto fatichi a comprendere di te stesso.
C’è qualcosa su cui hai cambiato idea da quando hai una bambina?
Sto cambiando gradualmente idea sull’importanza dell’elasticità: sono sempre stato convinto che un approccio rigido, sicuro, apodittico, fosse il modo migliore per affrontare l’educazione di una bambina. E invece mi sono accorto che la mia era una convinzione basata su idee preconcette, in qualche modo rassicuranti all’apparenza, ma alla prova dei fatti più fragili.
Qual è la cosa che preferisci fare con lei?
Andare in giro con lei, io e lei. Ogni giorno di più. Adoro vederla guardarsi intorno, osservare le persone e le cose, mi piace spiegarle le novità, accompagnarla in posti che non conosce, rivedendoli attraverso i suoi occhi e le sue reazioni.