Tre domande a Giulia Dini
Qual è l’aspetto della tua personalità che ritieni più prezioso nel tuo ruolo di mamma?
"Da questo punto di vista molto particolare credo che alla fine paradossalmente la situazione legata alla pandemia abbia portato più vantaggi che svantaggi a me. Ho avuto mio marito a casa, invece che (spesso) su un aereo e mi ha aiutata a prendere la decisione di partorire a casa. Una scelta a cui probabilmente in un’altra situazione non sarei arrivata, ma che si è rivelata uno dei più grandi regali che ci siamo mai fatti.
Certo l’asocialità forzata mi è pesata molto, soprattutto nel post-gravidanza, quando avrei avuto bisogno di confronto con altre mamme, ma a casa ho potuto dedicarmi con costanza all’attività fisica (online), che ha il potere di rimettermi in equilibrio"
Qual è stata la cosa che ti ha messo più in difficoltà dalla nascita di tua figlia?
Fortunatamente non ho sofferto di depressione post-parto e l’aiuto della mia mamma è stato fondamentale per tutte le cose pratiche di casa. Sono stata messa a dura prova dalle coliche del terzo/quarto mese: il pianto inconsolabile - che alcune volte durava per ore - mi drenava le forze più di qualsiasi altra cosa. L’incapacità di trovare una soluzione, la mancanza di comunicazione, che non fosse il pianto, lo ha reso forse il momento più stressante fino ad ora.
Quali sono i momenti di cura o gioco riservati al papà?
Durante la settimana sono per forza attività a inizio e fine della giornata. Appena Frida si sveglia è lui che si occupa di cambiarla e preparare la colazione, mentre io mi rilasso ancora un po’ nel letto. La sera quando arriva a casa dal lavoro, un po’ di gioco e poi bagnetto e pigiama, io arrivo solo per la parte finale di messa a letto. Nel weekend passiamo molto più tempo insieme e le giornate sono meno programmate, anche se queste attività rimangono più di sua competenza.