La trappola della felicità

Oggi ti propongo un estratto dalla mia newletter di dicembre, dove si parla di:

  • viziare: cosa significa esattamente?

  • genitori super…non sarà troppo?

  • la felicità come obiettivo è una trappola?

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“I genitori contemporanei affidano alla quantità di gioia sperimentata dal figlio la conferma della misura di quanto siano brave mamme e bravi papà.”
Stefania Andreoli - Mamma, ho l’ansia

Avere come obiettivo la felicità dei propri figli porta con sé una serie di trappole:

  • nel desiderio di avere figli felici rischiamo di abdicare al nostro ruolo fondamentale di essere guide e argini, preferendo assumere il ruolo di piacevoli compagni di viaggio. Ma i bambini, per essere felici, hanno prima di tutto bisogno di sentirsi sicuri, e senza genitori che siano un punto di riferimento affidabile e coerente non possono sentirsi sicuri

  • i ragazzi cresciuti da genitori estremamente devoti con grande enfasi sulla felicità e la realizzazione personale sentono la responsabilità di dover ripagare le fatiche e l'impegno dei genitori con la propria felicità: vivono quindi con ansia il rischio di non farcela e deluderli. Per poter essere felice, un ragazzo ha prima di tutto bisogno di sentirsi sereno e libero di sbagliare

  • nel tentativo di vedere i nostri figli felici ci prodigheremo in mille acrobazie per soddisfare i loro bisogni, alleviare le loro fatiche e minimizzare l'impatto di eventi o emozioni spiacevoli. In questo modo compromettiamo lo sviluppo della resilienza, ché è la chiave di un atteggiamento positivo verso la vita

Tutte queste riflessioni ci mostrano come il modo più dannoso in cui possiamo viziare (=rendere mal funzionanti) i nostri figli è mancando di accompagnarli in una sempre crescente autonomia (di azione, di pensiero e di scelta). Invece di proteggere i bambini dalle difficoltà della vita per cercare di garantirgli la felicità, prepariamoli a tollerare che la vita non sia sempre e solo felice. Il che non significa esporli precocemente a brutture e durezza, anzi, significa utilizzare il nostro amore, la nostra presenza e la nostra consapevolezza per accompagnarli alla scoperta di sé e del mondo, favorendo il naturale sviluppo di alcune qualità fondamentali: empatia, resilienza, autostima e consapevolezza di sé.

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Non sono i bambini a essere difficili

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