Rispetto per (tutti) i bambini

Mi trovavo al parco e osservavo una mamma con la sua bambina: era attenta, calma, incoraggiante: meravigliosa.
Sua figlia sui 3/4 anni si stava arrampicando su una struttura e lei la accompagnava con la sua voce, senza metterle né fretta né paura anche se era piuttosto in alto.

Poi sono arrivati altri bambini, un po' più grandi ma massimo seienni, 2, 3, 4, e si sono messi in coda. Chiaramente aspettavano di salire ma a quel punto la prima bimba era soddisfatta di dove era arrivata e preoccupata all'idea di dover scendere e quindi stava lì. La mamma ha continuato a non metterle fretta, e per un tempo piuttosto lungo ha ignorato gli altri bimbi che erano sorprendentemente controllati e comprensivi ma davano segni di impazienza, e ha interagito con sua figlia come se loro altri non ci fossero.

E a questo punto mi sono chiesta se si scivolasse inavvertitamente in un eccesso. Rispettare i bambini non vuol dire rispettare solo i propri bambini, ma rispettarli tutti. Abbiamo la responsabilità di crescere individui capaci di ascoltare sia sé stessi che gli altri e trovare questo equilibrio è complesso ma importante. Rispettare i bambini vuol dire sostenere sia il loro bisogno di dipendenza che di indipendenza, in base all'età e alla fase di sviluppo. Vuol dire dare libertà e mettere limiti che la aiutino a rispettare la libertà degli altri.

Qualche giorno dopo avervi assistito, parlavo con un papà della scena che ho appena descritto racconto e lui ha commentato che sarebbe bello se ci sentissimo genitori un po’ di tutti i bambini. È un pensiero che mi piace molto. Spesso ci concentriamo così tanto sui nostri da dimenticare gli altri. A volte diamo così tanta importanza agli altri da mettere in secondo piano i nostri. Se riuscissimo davvero a considerarli tutti, forse anche loro crescerebbero meno competitivi e più capaci di considerare il prossimo.

visto che sto commentando qualcosa che è successo a un’altra mamma, ci tengo a dire che:

  1. riflettere è meglio che giudicare: quando prento spunto dalla realtà per portare avanti una riflessione, l’intento non è giudicare quello che vedo ma capire cosa mi può insegnare. Giudichiamo quano traiamo conclusioni sugli altri, riflettiamo quando ci poniamo domande aperte

  2. non ci sono buoni e cattivi, possiamo tutti decidere di fare meglio: sbagliamo tutti, a volte, e spesso lo facciamo in buona fede

  3. non c’è quasi mai un solo modo “giusto” di fre le cose, per questo non ho voluto dire cosa avrebbe potuto fare di diverso la mamma in questione. Ci sono diversi modi, tutti rispettosi, per gestire una situazione come questa. Per esempio si potrebbe direi ai bambini più grandi: “Grazie per la vostra pazienza, la state aiutando a fare del suo meglio” oppure: ”Vi dispiace darle ancora qualche minuto? È la sua prima volta e ha bisogno di tempo….” O magari invece di potrebbe parlare con la propria figlia dicendo ad esempio: “So che si sta bene lassù, adesso però ci sono altri bimbi che aspettano e devo chiederti di scendere” o “Hai ancora un minuto per vedere se capisci come scendere, poi se non riesci ti prendo per fare spazio agli altri bimbi, ci mettiamo in fila e riproviamo”. Ognuno scelta il proprio modo tenndo uno sguardo capace di abbracciare tutti.


Avanti
Avanti

Perché non vuole fare i compiti?