Allontanarsi dall’educazione ricevuta senza eccedere nella direzione opposta

“Non voglio ripetere gli errori fatti dai miei genitori. Ma non ho modelli alternativi.”

Chi sceglie di adottare per i propri figli un’educazione diversa da quella ricevuta spesso mette in atto dei meccanismi di iper-compensazione.

Ecco alcuni esempi:

  • “I miei genitori mi hanno imposto tutto, voglio che i miei figli siano sempre liberi di scegliere e chiedo il loro parere su tutto, anche su dove andare in vacanza.”

  • “Da piccola avevo sempre paura di sbagliare perché i miei erano molto rigidi e mi sgridavano in continuazione, con i miei figli sono super permissiva perché non voglio caricarli di quella stessa tensione.”

  • “I miei erano sempre via, sono cresciuta con mia nonna. Io ho lasciato il lavoro per non togliere tempo ai miei figli. A volte mi sento soffocare ma credo sia la cosa giusta da fare.”

  • “Nessuno si è mai interessato ai miei sentimenti, io ogni giorno chiedo a mio figlio come sta e se qualcuno lo ferisce divento una iena.”

  • “Ricordo tanta noia e solitudine nella mia infanzia. Voglio che i miei figli abbiano tutte le opportunità che non ho avuto io. Per questo frequentano attività diverse ogni pomeriggio.”

  • “Lo so quanto è brutto sentirsi ignorati, per questo compro a mio foglio quasi sempre tutto quello che vuole: non voglio che si senta poco importante.”

  • “Le feste di compleanno che organizzo per i miei figli mi costano una fortuna, ma non voglio che si sentano secondi a nessuno. Io da piccola provavo grande invidia per le compagne che facevano sempre feste più belle delle mie.”

Imparare dal passato è fondamentale. Sapere quello che vogliamo e non vogliamo ci aiuta a definire la direzione in cui andare. Ma a volte il passato può trasformarsi in un peso che limita la nostra capacità di fare la scelta migliore.

Capita, per esempio, che quando ci è mancato qualcosa sul piano affettivo o materiale decidiamo che quella cosa non debba per nessuna ragione mancare ai nostri figli. Per non rischiare di venire meno al nostro proposito esageriamo e succede che per compensare quello che viviamo come un errore ne facciamo un altro: la nostra scelta, infatti, è una scelta fatta a priori e sull’onda dell’emotività. È una scelta dettata da un vuoto che ci portiamo dentro dalla nostra infanzia e fatta senza considerare invece nostro figlio, il bambino che abbiamo davanti, i suoi bisogni, il suo benessere.

Rendersene conto è un primo, importantissimo passo.

I nostri figli non sono noi. Non provano le stesse cose perché non hanno lo stesso vissuto. Hanno bisogni loro, che non nascono dai nostri vuoti. La cosa migliore che possiamo fare è quindi considerarli e trattarli come individui separati da noi. Ecco alcune domande che ti possono aiutare a capire se stai iper-compensando:

  • Sto cercando di porre rimedio a una mancanza subìta nella mia crescita?

  • Questo comportamento favorisce o intralcia lo sviluppo di mio figlio?

  • Cosa posso fare di diverso da ogni in poi affinché il mio approccio sia più equilibrato?

Ho pubblicato questo contenuto anche su instagram e mi fa piacere condividere qui alcune testimonianze raccolte:

Uh come mi ci trovo!!! I miei non c’erano mai e io cerco di passare qua to più tempo con i miei bambini, salvo poi sclerare di brutto xchè “mi manco io” (Francesca)

Io ho la stessa esperienza sul cibo, l’obbligo a “mangiare e finire tutto” che mi ha portata ad avere un rapporto non roseo con l’alimentazione nei periodi più critici della mia vita. (Anna)

I miei avevano il terrore di fare “figure” in giro, per cui dovevamo stare fermi composti, immobili, non fare scene, non fare capricci, non cadere, non sporcarci etc. Questo preoccuparsi del giudizio degli altri li influenzava molto. (Daniela)

Su alcune cose mi rendo conto che ho dovuto lavorare molto su me stessa, io non potevo piangere da piccola o dire che stavo male perché avrei fatto preoccupare loro e mi dispiaceva! Ora vedo il pianto dei bimbi in maniera sana, cerco di capirne il motivo, ma non mi agito appena piangono perché devo subito farlo smettere! È stato molto difficile rendermene conto! (Marta)

Rischio moltissimo questa cosa. Mi è mancato l’affetto e ogni giorno riempio mia figlia di ti amo e ti voglio bene. Sono cresciuta alla televisione e a lei, 4 anni, non ne ho mai fatta vedere. (Lavinia)

Come sempre, riconoscere una propria fragilità non deve portare a giudicarsi, ma è un passaggio di consapevolezza che ci consente di avvicinarci un po’ di più ai genitori che vogliamo essere.

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